L’ignoranza, come si sa, non ha limiti.
Non si finisce mai di imparare, sapere o semplicemente conoscere, si scoprono sempre storie nuove che hanno già una lunga storia alle spalle e che son nuove solo per noi che le ignoravamo.
Fino ad una decina di giorni fa ignoravamo una storia, veramente assurda, ma forse coerente con il nostro sistema socio-economico-culturale. E da maggiori approfondimenti non sembra neanche l’unico caso, ma solo uno dei tanti nella nostra penisola!
Un insegnante è stato licenziato.
Ok, può succedere.
Decadenza immediata senza preavviso, perdita delle anzianità accumulate negli ultimi anni insegnando con continuità in altri e la cancellazione da tutte le graduatorie provinciali (http://www.bergamonews.it/2016/02/04/fece-pipi-nel-prato-misiani-interroga-il-ministro-sul-prof-licenziato/214949/).
Ok, può succedere.
Purtroppo, la notte del 15 Agosto 2005, ha fatto una cosa gravissima: per un motivo a noi ignoto, ha fatto pipì in una siepe pubblica.
Ma stiamo scherzando?
E’ una cosa che non deve succedere.
E’ una cosa che a ognuno di noi non potrebbe mai capitare.
Chi è così grezzo e arcaico a tal punto da far pipì all’aperto, addirittura contro una siepe?
E per fortuna che l’apparato statale, le regole e la burocrazia, capitanate da impiegati che hanno ceduto rendendo burocratico anche il loro essere, hanno scoperto il tutto e, dopo dieci anni abbondanti, hanno espletato il loro compito. D’altronde, se lo dice la legge, loro cosa possono fare? Anche perché oltre al lavoro, hanno anche degli impegni famigliari. E poi c’è da portare fuori il cane.
Il cane?
Il cane non è il miglior amico dell’uomo come dicono; se fossero così amici, sarebbero liberi, da bravi amici, di pisciare in compagnia. Ok, il cane è il miglior amico dell’uomo. E’ l’uomo che non è il miglior amico del prossimo, ma solo del suo cane.
E il caro prof non è un cane e purtroppo per lui non può essere trattato come un cane (se no, nessuno si sarebbe accorto del suo grave reato minziatorio). Per lo Stato, per la Legge e per le persone che la controllano e la applicano, lui è un reo. Lui è Colpevole. E non meritevole di grazia. Anzi. Deve pagare.
Questo è il motivo per cui Stefano Rho, 43 anni, insegnante di Filosofia e padre di tre creature, ha perso il suo lavoro, la sua passione e lo spazio e il tempo dove poter donare la sua straordinaria dote: capire l’essere dei suoi studenti per aiutare a crescere quell’essere stesso. Tutto qui. Semplice, no?
Pace
PS: Per i più curiosi, Stefano è considerato da tutti un insegnate straordinario, basta che digitate il suo nome in internet e le testimonianze di colleghe, genitori e alunni, ex e non, sono infinite. Un’intera comunità che si muove contro un sistema che spersonalizza, comprese le persone che ci lavorano dentro, che non hanno la forza o la capacità di ribellarsi e si limitano ad attaccare l’asino dove vuole la burocrazia. Anche se palesemente ingiusta. Il germe della banalità del male inizia proprio da qui.
PPSS (ma non ditelo ad alta voce che ci scappa!):
Siamo uomini (alcuni di noi), confessiamo di aver urinato in un posto pubblico e ben più di una volta e assicuriamo tutti che capiterà di nuovo.
Cosa dobbiamo fare? Ci dobbiamo autolicenziare?
Va bene, ci costituiamo, ma con calma, tanto ci sarà una fila lunga metà popolazione italiana.
E forse, tra questi, pure gli stessi che hanno licenziato Stefano.
E ora ci rivolgiamo proprio a loro e a tutti coloro che restano indifferenti e mettono il loro tassello nelle ingiustizie, con la scusa di eseguire un ordine: vi auguriamo che, nel momento di grande bisogno, quando non troverete un bagno, possiate essere coerenti con voi stessi, non facendola contro una siepe pubblica, come “quel reo” di Stefano, ma nei vostri pantaloni privati. E che la vostra urina sia sempre con voi.
Pace per tutti,
ma alle menti burocratiche auguriamo una pace del retrogusto di ammoniaca, con effetto asparagi.
Come il mitico draghetto Grisù io l’ho fatta girando più volte su me stesso ed urlando come lui <>
Poi il Pompiere non l’ho fatto…