(…) La funzione sociale dello scambio è stata così ridotta a funzione del consumo, a un’attività il cui unico fine è solo quello di alimentare la macchina produttiva. I cittadini ridotti a consumatori vengono allevati fin da piccoli come polli in batteria che non conoscono la luce del sole, né sanno da dove viene quella specie di mangime che divorano, sotto una luce al neon accecante, 24 ore su 24.
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Il mercato capitalistico ha una straordinaria capacità “d’includere” , per poi sterilizzare, tutti quei bisogni che emergono fuori dalla sua sfera di controllo. Con questa filosofia sono nati i “centri commerciali” che hanno incapsulato le botteghe nei loro scatoloni di metallo a luce fredda, generando una sorta di “suk virtuale” dove tutto sembra tornare al suo posto salvo le relazioni sociali, le reti interpersonali, il rapporto diretto tra compratori e venditori, gli spazi gratuiti di socialità (…)