A fine secolo scorso, mentre in tutto il mondo si parla di Y2K bug (noto come Millennium Bug), a Bologna appaiono le prime opere di Blu, un giovane street artist. Dopo appena due lustri, nel 2011 Il Guardian lo mette nella top ten mondiale, le sue opere sono sui muri di mezzo mondo. E con lui Bologna, senza spendere e senza sforzo, si ritrova ad essere al centro anche in questo settore artistico. Non solo è la città con più sue opere, ma ne mostra pure la sua crescita artistica dagli inizi di quel ragazzo migrato da una non troppo lontana provincia, fino agli ultimi capolavori dati dall’esperienza e dalla maturità artistica e umana dell’uomo. E Bologna cosa fa? Una mostra dentro ad un palazzo storico con ingresso a pagamento, la “Street Art – Banksy & Co. L’arte allo stato urbano” organizzata da “Genius Bononiae, Musei nella Città”, un percorso culturale, artistico e museale, nato per iniziativa della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, e articolato in palazzi storici restaurati e riaperti al pubblico, situati nel cuore di Bologna (Fonte: sito ufficiale Genius Bononiae). Il Presidente e Amministratore Delegato della Società Musei della Città di Bologna S.r.l., che gestisce e coordina il percorso artistico-museale Genus Bononiae è Fabio Roversi Monaco che fu anche Presidente della Fondazione della Cassa di Risparmio di Bologna dal 2001 al 2013, che fu Magnifico Rettore dell’Università di Bologna dal 1986 al 2000, oltre ad essere tuttora Attualmente è Vice Presidente di Banca IMI, nonché Presidente del Segretariato Europeo per le Pubblicazioni Scientifiche (SEPS) – organo consultivo del Consiglio d’Europa – e della Casa Editrice Bononia University Press, da Lui creata (Fonte: Sito ufficiale Banca Imi). Questa alchimia petroniana deve essere stata troppo indigesta (qui la sua motivazione affidata alla penna di WuMing) e così, una notte, Blu, ha deciso di cancellare tutte le sue opere. E lo ha fatto. Tutte. Compresa quella più famosa, quella di ispirazione tolkeniana all’entrata del centro sociale XM, un vero e proprio capolavoro.
Per una settimana, o forse due, Bologna è diventata terra di mezzo di gente che si è riversata sulla rete, chi pro e chi contro. Tante certezze e poche domande. Non sappiamo quanto Blu sperasse con questo gesto di dare una botta e contribuire a svegliare Bologna dal suo limbo di apatia che la affligge, come affligge tutta la nostra società, per ritrovarla di nuovo attiva a riprendersi la sua natura, ribellarsi dalla sua schiavitù e ribellarsi contro un sistema dove pochi si reggono sullo schiacciamento di tutti gli altri, proprio come nella sua opera dell’Anello. Il finale? L’occhio di Sauron continua a dominare la torre degli Asinelli, muri grigi, gli imbianchini volontari e aiutanti di Blu denunciati (denunciati non per aver imbrattato ma per aver ridipinto!), alcune opere nate per essere libere ora sono chiuse in una mostra dove, se si vuole entrare, bisogna pagare, e Bologna si è già riassopita. Blu? Chi? E mentre a Bologna, piano piano, cala la notte, in Val di Susa, un muro No Tav, il muro della casa di Ines (minacciata dalle ruspe) diventa tavolozza e Blu rende quel muro e la casa di Ines un patrimonio culturale, e contribuisce a rendere quel popolo e quella lotta sempre più blu.