Dopo ogni attentato, dopo ogni atto violento, dopo ogni vita spezzata c’è un momento per il dolore e poi il tempo per la riflessione.
Abbiamo come tutti provato dolore per la violenza che ha colpito Parigi. E alle persone care alle vittime va il nostro abbraccio.
Queste sono le nostre parole nel momento del dolore.
Se tu che leggi hai bisogno di prolungare questo tuo momento non continuare a leggere, perché noi ora diamo tempo alla riflessione.
Non vogliamo essere provocatori, ma davvero pensiamo che il dolore necessiti tempo, perché agire in preda al dolore, vuol dire dare libertà alla rabbia.
Il mondo della televisione, dei giornali, del web è pieno di gente che vuole cavalcare la nostra rabbia. Quella gente non merita da parte nostra una parola di più. Anzi, una gliela vogliamo dedicare: Karma.
E ora torniamo a noi, esseri umani.
Che Guevara diceva: “Siate sempre capaci di sentire nel più profondo qualunque ingiustizia commessa contro chiunque in qualunque parte del mondo.”
Lui era il Che e lo aveva nel Dna, noi abbiamo avuto bisogno di tempo, ma alla fine ci siamo arrivati.
Ogni giorno proviamo dolore, dolore per una violenza che colpisce continuamente tutti e ovunque. Violenza fisica, psichica e sociale.
Per la massa, Parigi, è un dolore straordinario (basta vedere quanti profili fb sono colorati della bandiera francese), per noi è un dolore quotidiano (per questo non coloriamo il profilo fb, perché, per essere coerenti con il nostro dolore, dovremmo cambiare i colori più volte al giorno per commemorare tutte le ingiustizie nel mondo, come Beirut il giorno prima di Parigi, o le centinaia o migliaia di vittime quotidiane nelle guerre sparse nel mondo, delle vittime quotidiane della fame o della sete, delle vittime di malattie curabili in luoghi dove la cura non esiste. Per non parlare di chi sopravvive, ma che lo fa subendo violenze fisiche, psichiche o sociali quotidiane e più volte al giorno.
Quindi, respirare, provare dolore, metabolizzare e respirare di nuovo, poi riflettere.
E per farlo smettiamo di usare le nostre parole ma ci affidiamo alle parole altrui, parole di persone “autorevoli”.
La lettera di Tiziano Terzani in risposta alla Fallaci sull’odio della rabbia generata dal dolore.
Il comunicato di Emergency (tra le vittime parigine anche una volontaria di Emergency).
Il video di Alì Darwish, un ragazzino che promette bene.
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Ci dispiace molto che l’articolo di ieri sia stato causa di malumori. Ci dispiace che qualcuno si sia sentito offeso o criticato nel suo modo di provare dolore di fronte a una tragedia come quella di Parigi. Figuriamoci, non era proprio quella l’intenzione. Quindi chiediamo scusa se abbiamo ferito qualcuno e ora proviamo a spiegarci meglio. – See more at: https://www.acrossalive.com/#sthash.xis0VXCJ.dpuf